CURIOSITA' e ANEDOTTI DI FILOSOFIA

05.12.2014 15:23

Diogene di Sinope (400-325 a.C. circa) che visse ad Atene e divenne ben presto l'esempio del sapiente cinico, che mira alla completa autosufficienza (autarkeia) rispetto ai bisogni indotti dalla vita in società

Una volta vide un fanciullo che beveva nel cavo delle mani e gettò via dalla bisaccia la ciotola, dicendo: "Un fanciullo mi ha dato lezione di semplicità". Buttò via anche il catino, avendo pure visto un fanciullo che, rotto il piatto, pose le lenticchie nella parte cava di un pezzo di pane. Ecco come ragionava: "Tutto appartiene agli dei; i sapienti sono amici degli dei; i beni degli amici sono comuni. Perciò i sapienti posseggono ogni cosa". 

Una volta vide una donna che supplicava gli dei in atteggiamento piuttosto sconveniente e le disse: "Non pensi, o donna, che il dio può stare dietro di te, poichè tutto é pieno della sua presenza, e che tu debba vergognarti di pregarlo scompostamente?" ( ... ). 

In ogni modo egli era senza città, senza tetto, bandito dalla patria, mendico, errante, alla ricerca quotidiana di un tozzo di pane. Era solito dire di opporre alla fortuna il coraggio, alla convenzione la natura, alla passione la ragione. Mentre una volta prendeva il sole, Alessandro Magno sopraggiunto e fattogli ombra disse: "Chiedimi quel che vuoi". E Diogene, di rimando: "Lasciami il mio sole". 

Così rispose ad un tale che sosteneva che non esistesse il movimento: si alzò e si mise a camminare". Per Diogene il vero piacere consisteva nell'avere l'anima in allegria e in pace e che senza di questo nè le ricchezze di Medo nè quelle di Ciro fossero utili. Il sovrano Alessandro, per farsi gioco di lui che veniva chiamato il cinico, gli mandò un vassoio pieno di ossi e lui lo accettò e gli mandò a dire: "Degno di un cane il cibo, ma non degno di re il regalo".

 

 

Diogene e la lanterna

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